Tutori sportivi

CAVIGLIERE

I traumi distorsivi possono essere acuti (in seguito ad urti, contrasti, scontri o improvvisi cambi di direzione) o cronici (dopo carichi notevoli e prolungati).L'evento traumatico può portare, nella caviglia di un atleta, ad una patologia articolare, suddivisa in due quadri:
- La distorsione è la perdita momentanea ed incompleta dei rapporti articolari fra due capi ossei.
- quello della lassità, con lesioni capsulari, distensioni e lacerazioni del comparto legamentoso laterale e mediale della tibiotarsica e della sottoastragalica, che determinano una escursione articolare oltre i limiti fisiologici;
- quello dell' instabilità, che l'atleta avverte come un segno di cedimento articolare durante il gesto sportivo ed anatomopatologicamente obiettivabile in una rottura più o meno totale dei legamenti.

CLASSIFICAZIONE DELLE DISTORSIONI
Grado 0: tilt astragalico inferiore a 8°, non rotture legamentose;
Grado 1: tilt astragalico (10°-20°), rottura legamento peroneo- astragalico anteriore;
Grado 2: tilt astragalico (20°-30°), rottura legamento peroneo- astragalico anteriore e peroneo calcaneare;
Grado 3: tilt astragalico superiore a 30°, rottura di tre legamenti

SINTOMATOLOGIA DELLA DISTORSIONE
• Dolore vivo, localizzato a livello della zona anteriore del malleolo peroneale, che insorge durante la palpazione;   • Tumefazione modesta o cospicua a livello periarticolare ed articolare, segno della rottura della piccola arteriola passante al di sopra del legamento peroneo-astragalico anteriore (segno di Robert-Jaspert);   • Limitazione funzionale causata dal dolore che il paziente avverte durante i movimenti dell'articolazione;   • Instabilità dell' articolazione tibio-tarsica
IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO
è diviso in 3 fasi: Acuta Sub-acuta Di Rieducazione Funzionale  

FASE ACUTA

Il protocollo più accreditato per le lesioni acute è il P.R.I.C.E. Protection Rest Ice Compression Elevation   In fase acuta gli obiettivi sono:   a) L'immobilizzazione;   b) Diminuzione degli "irritanti chimici" che causano dolore e favoriscono la "stasi tissutale" (ovvero l'edema);   c) La prevenzione di ulteriori sollecitazioni meccaniche della struttura lesa.

FASE SUBACUTA
In fase sub-acuta lo scopo del trattamento è quello di sottoporre il tessuto leso ad una serie di sollecitazioni meccaniche, utili per promuovere l'orientamento fisiologico delle fibre collagene.   Gli obbiettivi in questa fase sono: a) L'eliminazione del dolore; b) Il recupero della particolarità; c) L'eliminazione dello spasmo muscolare; d) L'eliminazione dell'edema; e) Il recupero della forza muscolare.   Per raggiungere questi obbiettivi si utilizzano massaggi, terapie fisiche, tecniche di mobilizzazione , cavigliere e la cinesiterapia.

FASE DI RIEDUCAZIONE FUNZIONALE
Nella fase di rieducazione funzionale si mira al:   a) Recupero della propriocettività;   b) Recupero della forza; c) Prevenzione delle recidive.  

IL BENDAGGIO FUNZIONALE o CAVIGIERA previene l'insorgere di ricadute o recidive quando si riprende l'attività motoria; evita i danni di una prolungata immobilizzazione o inattività funzionale;   riduce i tempi di recupero

CAVIGLIERA

Ci sono tanti tipi di tutori per la caviglia che variano in base alla forma e alle dimensioni. Si possono trovare nei negozi di articoli sportivi, online oppure in farmacia.
Non tutte le cavigliere sono uguali, a volte può essere difficile scegliere quella giusta se non sai cosa cercare.
Il tutore può dare un sostegno supplementare ai legamenti e ai muscoli della caviglia, contribuendo a migliorare la stabilità dell’articolazione

Come funziona?
La cavigliera aderisce e comprime la caviglia.
Questo tutore permette il movimento e lo svolgimento delle normali attività quotidiane riducendo i rischi di traumi e distorsioni.
Molte cavigliere sono semplicemente ortesi di materiale elastico, sagomate per adattarsi alla caviglia.
In pratica è un manicotto che si infila intorno alla caviglia.
Le cavigliere consentono di sentire meglio la caviglia, ma non danno alcun sostegno reale. Possono essere utili per distorsioni della caviglia lievi.
La cavigliera funziona dando compressione e maggiore propriocezione, non dà un effettivo supporto strutturale.
Non importa che tipo di infortunio si è verificato alla caviglia, quando si acquista una cavigliera bisognerebbe prenderne una che circonda completamente l’articolazione.
Cavigliera semirigida con i lacci o con tenditore
Il tutore semirigido è composto da nylon , plastica o tessuto elastico.
Il vantaggio di questa cavigliera è che si può stringere in base al comfort di chi lo indossa.
La struttura semirigida permette più flessibilità rispetto a un tutore rigido.
Una cavigliera semirigida può essere utilizzata come prevenzione per le prime gare che si svolgono dopo una distorsione di caviglia.




Rigida
Esistono due tipi diversi di tutori rigidi, con le staffe rigide sui fianchi ( Tipo AIRCAST ) o ad elica ( Tipo MALLEOLOC )
Queste ortesi possono essere utilizzate mentre si svolge la riabilitazione o dopo un infortunio.
Le Staffe permettono alla caviglia di muoversi in antero posteriore e bloccando la prono supinazione, inoltre proteggono l’articolazione dalla rotazione eccessiva. Questo tutore ha un alto livello di protezione ed è usato frequentemente nella pallavolo e nel basket in cui avvengono salti frequenti.
Il tutore rigido ad elica ha due stecche in plastica su ciascun lato della caviglia per prevenire la rotazione interna ed esterna (inversione ed eversione).
Alcune marche hanno inserito delle cinghie che avvolgono la caviglia per dare un ulteriore stabilizzazione.

EPICONDILITE

epicondilite
L'epicondilite (precisamente epicondilite omerale), è un'infiammazione dei tendini che vanno a gravare sul gomito, in dettaglio sull'epicondilo laterale. È una dolorosa infiammazione conosciuta anche come gomito del tennista, dato che colpisce spesso gli sportivi di questa categoria, o gomito del motociclista. Similmente, nell'epitrocleite o gomito del golfista la zona dolente del gomito è invece quella mediale dove sono interessate le relative inserzioni osteo-tendinee.
Tuttavia, l'epicondilite non va intesa come una patologia che riguarda solo un piccolo gruppo di sportivi, ma riguarda anche chi sta molto tempo con gli arti superiori fermi nella stessa posizione per altri motivi, come un dattilografo, un pianista o uno scrittore che usi la tastiera. In genere i medici consigliano di cercare di prevenirla, riscaldando sempre bene le articolazioni prima di dedicarsi a degli sforzi intensi, come il culturismo, il power lifting, altri tipi di sport o lavori di natura manuale. Si tratta di un disturbo di carattere invalidante, che, qualora non affrontato con la giusta terapia, può cronicizzare.
Il dolore è localizzato dove queste fibre si attaccano all'osso sul lato esterno del gomito o lungo i ventri dei muscoli epicondiloidei all'avambraccio. Le cause di questa tendinite possono essere o i microtraumatismi in conseguenza di movimenti ripetitivi sportivi o lavorativi o traumi diretti con successiva infiammazione dell'inserzione tendinea di questi muscoli al gomito. L'epicondilite insorge pertanto in soggetti sportivi ed è tipica di giocatori di tennis (da qui il nome di gomito del tennista). Clinicamente si manifesta con dolore ad insorgenza subdola, con dolenzia durante l'uso combinato di mano, polso e gomito. Il dolore può aumentare la sera, dopo la giornata lavorativa. Solitamente la sintomatologia diventa più intensa per entità e durata, con maggior impaccio funzionale e riduzione progressiva dell'attività lavorativa fino ad una vera e propria impotenza funzionale antalgica.
Terapia
Nelle forme acute (dolore in atto) la terapia mira a eliminare l'infiammazione ed il dolore mediante l'interruzione momentanea della attività sportiva e lavorativa, associando l'uso di FANS (Antinfiammatori per bocca), con una eventuale immobilizzazione del gomito per 20 giorni, associando 2-3 infiltrazioni steroidee a livello tendineo. È possibile effettuare un trattamento dell'epicondilite mediante terapia infiltrativa sotto guida ecografica utilizzando semplicemente un ago e farmaci quali il cortisone o l'acido ialuronico.
Nelle forme ribelli alla terapia conservativa, è indicato, anche se non tutti i chirurghi lo adottano, l'intervento chirurgico rappresentato o da una bonifica della regione tendinea, o da una disinserzione dei tendini alla giunzione osteotendinea, o da una cruentazione dell'epicondilo. Negli ultimi tempi si è molto diffuso con successo il ricorso alla terapia con onde d'urto che molto spesso sono più efficaci delle terapie fisiche tradizionali e possono evitare il ricorso all'intervento chirurgico.
Altra recente ed efficace terapia prevede esercizi di recupero della funzionalità che prevedono contrazioni eccentriche (ripetizioni negative) dei gruppi muscolari dell'avambraccio coinvolti nell'infiammazione.
E’ consigliabile l'utilizzo di uno specifico bracciale con inserti favorisce sicuramente i tempi di recupero.

TUTORE PER IL GINOCCHIO

Il tutore è un dispositivo medico,  utilizzato in ortopedia nel trattamento di alcune patologie, ed  è uno strumento esterno che garantisce una immobilizzazione relativa di un’articolazione a seguito di un trauma o una artrosi o per chi ha subito un intervento chirurgico con lo scopo principale di ridurre il carico sull’articolazione e quindi diminuirne il dolore.
Per l’arto inferiore esistono moltissimi tipi di tutori, ma se l’articolazione interessata è il ginocchio, il tutore più idoneo alla cura è la “ginocchiera”.
Nell’antichità la ginocchiera era intesa come la parte posta a protezione del ginocchio nell’armatura. Oggi esistono molti tipi di ginocchiere che variano in relazione all’uso a cui sono destinate.  Và  considerata ginocchiera “sportiva”  o, meglio ancora “preventiva”, quando la ginocchiera è una protezione che si indossa su una o entrambe le ginocchia per proteggerle dall’impatto conseguente a una caduta  o altro (si pensi allo sport di pallavolo, di pattinaggio o motocross) o quelle usate per lavoro, dove la persona è costretta a  stare lungo tempo in ginocchio. (un esempio tipico il “pavimentista”).
In ambito medico, di solito,  le ginocchiere vengono utilizzate per un contenimento dell’articolazione. In commercio ne esistono di tantissime marche e numerosi modelli, dalla più semplice in materiale neoprene, drytex o elasticizzate per patologie di minore intensità , a quelle più complesse  in “composito di carbonio”,  che servono per severe instabilità di LCA (Legamento crociato anteriore), LCP (Legamento crociato posteriore),  LCL (Legamento collaterale laterale),  LCM (Legamento collaterale medio). Quasi tutte mirano  all’ immobilizzazione  dell’articolazione nella posizione più idonea o, alla limitazione dei movimenti sia in flessione che estensione.
La maggior parte delle ginocchiere prescritte in ambito post–chirurgico ha lo scopo di proteggere l’articolazione “debole”  da eventuali  traumi distorsivi, da inappropriate eccessive flessioni o iperstensioni, scaricando tutto il carico attraverso due aste metalliche poste una laterale e l’altra mediale. Alcune presentano anche la possibilità di mantenere in sede  la rotula, evitando delle lussazioni e altre ancora si distinguono per avere in più un cinturino rispetto ad un’altra (tipico il cinturino sul polpaccio).
La ginocchiera oltre a essere importante, nella fase  post–intervento, diventa anche importante nella funzione psicologica. Il paziente vede il proprio ginocchio protetto ed è più fiducioso nel recupero accettando più volentieri sia la riabilitazione che il carico.

GINOCCHIERA 4 PUNTI

Ginocchiera funzionale a 4 punti CORTA per ACL/PCL/CI SHORT
Descrizione
Struttura in lega leggera e ultrapiatta con geometria del telaio conformato anatomicamente ed antitorsione. Snodi policentrici
Comfort garantito dal particolare materiale soft-grip per l’imbottitura e cinghie numerate per facilitare l’applicazione. Il tutore stabilizzatore a 4 punti, grazie alla sua costruzione, garantisce il controllo dei movimenti antero-posteriore e collaterali del ginocchio, di iperestensione e di rotazione interna.
La versione SHORT è particolarmente adatta all’uso da parte delle donne ed a sport invernali come lo sci.
Indicazioni
• Rotture del legamento crociato anteriore o dei due legamenti crociati laterali, accompagnati da lesioni;
• Rotture isolate del legamento crociato anteriore;
• Rotture o instabilità del legamento collaterale;
• Dopo la ricostruzione del legamento crociato anteriore o dei due legamenti crociati laterali;
• Trattamento conservativo di instabilità del ginocchio.

GINOCCHIERA PER ROTULA

Fintanto che due oggetti di un meccanismo ad incastro scorrono nei propri binari/solchi senza problemi, il meccanismo funziona. E questo vale anche per la rotula (detta anche patella) nel ginocchio. Fino a quando la rotula resta nella sua sede del ginocchio, si può camminare, correre, sedersi, stare in piedi, e muoversi facilmente. Quando la rotula scivola fuori dal suo binario/solco, questo spesso comporta dolore e problemi al ginocchio a volte anche gravi.

Cause
La rotula collega i muscoli della parte anteriore della coscia alla tibia Quando si flette o si estende la gamba, la rotula è tirata verso l'alto o verso il basso. Il femore ha un intaglio a V (scanalatura femorale o troclea) alla sua estremità per accogliere la rotula durante il suo movimento come in un binario preciso.

In un normale ginocchio, la rotula si adatta bene nella scanalatura. Ma se la scanalatura è irregolare o troppo poco profonda, la rotula può scivolare fuori, il che risulta in una dislocazione parziale o completa. Un forte colpo alla rotula, come in una caduta, potrebbe anche far uscire la rotula dal suo binario (lussazione della rotula).

Sintomi
Il ginocchio non può più sostenere il peso del corpo.
La rotula scivola di lato.
Il ginocchio si blocca durante il movimento.
Dolore nella parte anteriore del ginocchio che aumenta con l'attività.
Dolore quando si è seduti.
Rigidità.
Suoni come scricchiolii durante il movimento.
Gonfio
Se la rotula si è completamente dislocata (lussata) fuori della sua sede, il primo trattamento è urgente ed è quello di riportare la rotula al suo posto. Questo processo è chiamato riduzione. Talvolta, la riduzione avviene spontaneamente. Altre volte bisogna ricorrere alle cure del pronto Soccorso più vicino dove, il medico dovrà applicare una forza delicata per spingere e riportare la rotula nella sua corretta posizione.
La bicicletta, o la cyclette, spesso sono consigliati come parte della fisioterapia.
Spesso può essere consigliato un tutore per aiutare a mantenere la rotula in sede (guarda figura in basso). L'obiettivo comunque è di tornare alle vostre normali attività entro 1-3 mesi.

TUTORE PER 1 DITO

RIZOARTROSI anche nello sport
La rizoartrosi alla mano è un tipo di artrosi degenerativa che vede come protagonista la mano e nello specifico l’articolazione trapezio-metacarpale, della quale piano piano si consumerà la cartilagine. Questo disturbo a lungo andare può impedire anche lo svolgimento di piccole e semplici azioni come quello di cucire, sfogliare un giornale, o tenere una pentola tra le mani.  La rizoartrosi alla mano si conferma solo mediante un esame diagnostico a base di raggi x, eppure ci sono alcuni segnali che avvisano la presenza di questo disturbo invalidante. C’è da aggiungere che quest’affezione colpisce principalmente le donne che hanno superato i 50 anni di età.
L’importanza della riabilitazione in caso di Rizoartrosi
Quando si è colpiti dalla Rizoartrosi non si devono sottovalutare le possibili conseguenze della malattia ed è opportuno provvedere a tutte le cure più appropriate che possono aiutare ad evitare l’intervento chirurgico.
La Rizoartrosi è una patologia che interessa la mano. Si tratta infatti di una sorta di degenerazione del’articolazione trapezio-metacarpale, le cui cause possono essere tante. Molto spesso, purtroppo, vi è alla base un problema genetico, contro il quale bisogna fare i conti.
Normalmente i medici che individuano una patologia di questo tipo procedono secondo una prassi più o meno standard che prevede un primo periodo in cui occorre tenere immobile la mano, in modo da cercare di ridurre il più possibile o addirittura eliminare l’infiammazione. A questo punto un chirurgo consiglierebbe di operare subito per eliminare il problema alla radice.
Si può alleviare il problema con un tutore di immobilizzazione del 1 raggio , da utilizzare durante la fase acuta e specialmente di notte , dove la posizione della mano non viene controllata.

TUTORE SPALLA OMOTRAIN

La lussazione o slogatura è un evento traumatico che causa la perdita dei rapporti reciproci tra i capi articolari di un'articolazione. Lo slittamento a livello cartilagineo delle due estremità ossee è consentito dalla rottura, almeno parziale, della capsula e dei legamenti che stabilizzano l'articolazione. Talvolta a tali lesioni si associano quelle della cartilagine articolare, dei vasi, delle ossa, della cute (lussazione esposta) e dei nervi.
Le lussazioni si dividono in complete ed incomplete. Nel primo caso vi è una netta separazione tra le due superfici articolari, mentre nel secondo i capi ossei rimangono parzialmente in contatto tra di loro. In entrambi i casi è necessario un intervento esterno per riportare in sede le due superfici articolari fuoriuscite.

La lussazione della spalla può causare la rottura di numerose strutture anatomiche (legamenti, ossa, cute, cartilagine articolare, muscoli e capsula). In particolare circa il 90% delle lussazioni anteriori si accompagna al distacco del labbro glenoideo, una sorta di guarnizione che permette lo scivolamento dell'omero sull'omonima cavità della scapola.
Dopo la lesione questo labbro cartilagineo tende a riposizionarsi spontaneamente e a cicatrizzare ma talvolta assume una posizione viziata che ne diminuisce la funzionalità. Questa condizione, chiamata lesione di Bankart, è una tra le più comuni cause di lussazioni ricorrenti e per questo, specie nei soggetti più giovani, viene spesso trattata chirurgicamente.
La lussazione si può accompagnare anche alla rottura della testa dell'omero che viene spinta violentemente contro il margine anteriore della cavità glenoidea (lesione di Hill Sachs). Anche questa frattura aumenta il rischio di lussazioni ricorrenti ma è più frequente negli anziani rispetto ai giovani.

Bendaggio attivo per il trattamento funzionale precoce dell’articolazione scapolo-omerale
Nel trattamento conservativo per la spalla, un controllo o stabilizzazione dell'articolazione  attentamente controllate sono spesso fattori chiave per la guarigione di successo. E 'quindi importante anche per alleviare il dolore al fine di incoraggiare la mobilità. Con la sua maglia di compressione e l'effetto di trazione esercitata dal suo sistema cinghia speciale, l' OmoTrain centra l'articolazione della spalla e la protegge contro movimenti circolari dolorosi. Tuttavia, fornisce anche il supporto per altri movimenti, come il sollevamento laterale del braccio, per rafforzare la muscolatura. Il pieno effetto antidolorifico del supporto viene prodotto durante il movimento.
Durante il movimento la maglia esercita un massaggio benefico che attiva il metabolismo e aiuta a ridurre il gonfiore in modo più rapido.

Il supporto è facile da mettere e togliere grazie alla sua elevata elasticità, ed è fissato alla parte superiore del corpo per mezzo di una cinghia morbida. La zona del torace è lasciata libero, in modo che il supporto sia particolarmente comodo da indossare. Il tutore OmoTrain è disponibile in versione universale, e può quindi essere indossato sulla sinistra o destra. 

TUTORE PER FASCITE PLANTARE

Il tutore notturno per la fascite plantare allevia il dolore della fascia o dello sperone calcaneare di giorno e di notte, mettendo in tensione delicatamente il piede.
La stecca notturna dorsale per la fascite plantare è una delle migliori ortesi disponibili.
Quando in passato si voleva utilizzare una stecca notturna per il dolore al tallone, bisognava avvolgere tutta la caviglia in un ortesi. 
Tuttavia, questa cavigliera è diversa.
In realtà il tutore rimane a contatto della gamba solo sulla parte superiore per mettere in stiramento il tendine d’Achille.
Inoltre, è stato dimostrato che questo tutore è molto più comodo da indossare poiché è meno ingombrante e non spinge sul tallone dove la maggior parte dei pazienti sente dolore.
Parlando con la maggior parte degli esperti, il miglior trattamento per la fascite plantare o la tendinite d’Achille è lo stretching.oltre ad un plantare su misura medializzante
La chiave per alleviare il dolore sta nell’allungamento della parte posteriore della gamba. Questo tutore è uno dei migliori in commercio perché riesce a raggiungere il suo obiettivo con il massimo comfort.
Il tutore si inserisce solo sul lato superiore o dorsale del piede.
Il tallone può appoggiare sul materasso comodo e sotto le lenzuola invece che su un tutore in plastica sudato e rigido.
Oltre che confortevole è anche regolabile, le cinture di Velcro morbide consentono di regolare la forza di stiramento che si desidera applicare e consente di personalizzare il trattamento a differenza delle altre ortesi..